mercoledì 2 aprile 2014

Le strade di Daido Moriyama

Daido Moriyana
Daido Moriyama è considerato uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea giapponese, è nato a Ikeda-cho, Osaka, nel 1938, iniziò a studiare disegno, per poi abbandonare definitivamente la pittura in favore della fotografia.
E’ un artista solitario che viaggia per raccontare con le sue immagini in bianco e nero mondi nascosti dietro una finta realtà apparente perché per lui la fotografia è impatto e avulsa da ogni convenzione estetica.
Il fulcro della fotografia di Moriyama è l’esperienza che si allontana tanto dal classico approccio del reportage tanto da quello intimistico. Questa sua presa di posizione avviene in modo fortemente duro e provocatorio infatti le sue fotografie sono sfocate, sovraesposte, sembrano quasi sporche ma sono il suo unico mezzo per avvicinarsi alla realtà, a quell’unica verità possibile e autentica che esiste solo nel momento durante il quale il senso del tempo del fotografo e la natura frammentaria del mondo si incontrano.
Provoke no 2 -1969
Quella di Moriyana è una ricerca quotidiana costante che porta il fotografo a realizzare migliaia e migliaia di scatti, per lunghi anni, per una vita intera arrivando a una conclusione assai semplice che tutto ciò che lo sguardo incontra sia degno di essere fotografato.
A Moriyana non importa il soggetto ne’ l’autore, perché non c’è distinzione tra la realtà vissuta e la realtà nell’immagine perché ciò che veramente conta è il frammento di esperienza che la fotografia riesce a trovare.
Daido Moriyama spesso più che un fotografo sembra un cacciatore, un vagabondo che percorre le strade della vita per filtrare attraverso il suo sguardo il mondo che incontra.

Shinjuku - 2000/2004

Le foto di Moriyana nei contrasti del bianco e del nero sembrano distruggere la realtà perché seguono l’urgenza dell’impatto tralasciando qualsiasi compromesso estetico, con il suo sguardo duro racconta l’imperfetto che incontra nelle strade ma soprattutto il malessere interiore che viene fuori dall’incontro con l’ipocrisia del mondo esterno.

Con una piccola fotocamera in mano, cerco le strade, cerco la città, cerco il mondo, cerco me stesso

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