giovedì 10 aprile 2014

Risate e provocazioni con Giuseppe Veneziano

Giuseppe Veneziano
Giuseppe Veneziano è un giovane artista siciliano, tra i più provocatori e ironici del panorama italiano contemporaneo. 
Nato a Mazzarino in provincia di Caltanisetta nel 1971 dalla critica è considerato uno dei massimi esponenti della cultura New Pop italiana, nelle sue opere mescola realtà e finzione, con la sua arte non concede tregua a nessuno, la politica, il sesso, la religione e persino il passato viene rivisitato in modo completamente critico.
La sua arte è un enorme melting pot di valori distrutti dalle contraddizioni della società moderna, sempre diretta e poco intellettualizzata per essere il più comprensibile possibile.
Così Dante Alighieri che abbandona la sua penna d’oca  per suonare una Fender, Wonder Woman che si masturba chiusa nella sua stanza e Gesù che mangia un grosso big mac diventano i simboli dell’irrefrenabile fantasia creativa del pittore siciliano che inevitabilmente tra le risate provocano anche molte indignazioni.
Nel 2007 viene premiato alla VI Biennale di San Pietroburgo, mentre l'anno dopo è uno dei 20 artisti che rappresentano l'Italia alla mostra Artâthlos, allestita a Atene nell'ambito delle Olimpiadi 2004.
Nel 2009 partecipa alla Biennale di Praga e sempre nello stesso anno con l'opera Novecento, che include diversi esponenti storici del XX secolo che si accoppiano con eroine dei fumetti e pornostar farà parlare molto di se. 
Nel 2011 espone alla Biennale di Venezia l'opera Solitamente vesto Prada e nel 2012 partecipa alla Biennale Italia-Cina.



La strage degli innocenti
Marge
Vincent Van Gogh

Wonder Woman
McEmmaus
Starway to heaven


lunedì 7 aprile 2014

Il Misticismo sensuale di Gian Lorenzo Bernini

Gian Lorenzo Bernini
Gian Lorenzo Bernini fu uno dei personaggi più influenti del Seicento italiano nacque a Napoli nel 1598 e morì a Roma nel 1680.  Architetto, scultore, pittore, scenografo, scrittore di teatro è senza ombra di dubbio il massimo protagonista della cultura figurativa barocca.
In lui fu sempre presente la ricerca dell’effetto scenografico, avendo cura di fondere scultura e architettura in un’unica spazialità, nella quale anche la luce veniva magistralmente controllata.
Tutte le sue opere sono degli autentici capolavori ma una in particolare rappresenta il periodo cruciale della ricerca berniniana, un’opera nella quale confluiscono tre arti architettura, scultura e pittura, si tratta de l’Estasi di Santa Teresa d’Avila, custodita nella cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria a Roma, realizzata nel 1647-1652.
Questa scultura venne commissionata a Bernini dal cardinale Federico Cornaro per la cappella di famiglia all'interno della quale realizzò uno dei suoi capolavori più celebrati. Tutta la cappella venne concepita come uno spazio teatrale, tipicamente barocco, con tanto di palchetti laterali da cui si affacciano i committenti per ammirare l’evento miracoloso ovvero la Santa spagnola che viene "attaccata" dalla fede, simbolicamente rappresentata dalla freccia che sta scagliando l’angelo e dai raggi divini in bronzo che giungono dall’alto.

L'Estasi di Santa Teresa d’Avila 1647-1652
In questo fastoso impianto scenico Bernini abbandona la compostezza classicheggiante della scultura rinascimentale e Santa Teresa e l’angelo sembrano i protagonisti di un quadro vivente, persino le pieghe delle vesti sono talmente vive da sembrare seta. Bernini immaginario idealizzò la Santa distesa, quasi sospesa e un sorridente angelo in procinto di trafiggerle il cuore con una freccia, dietro i due protagonisti una cascata di raggi luminosi che sembra alludere alla presenza divina.

Misticismo e sensualità in questa scultura sono legati da un legame sottile quasi impercettibile al limite dell’erotismo infatti il rapimento estatico sembra confinare con l’estasi sensuale sottolineato dall’espressione del volto abbandonato, il capo piegato all’indietro e dagli indumenti scomposti.
Bernini era prima di ogni cosa uomo di teatro e dunque perfetto conoscitore delle tecniche e dei trucchi ottici proprio per questo con l’Estasi di Santa Teresa d’Avila è riuscito ad impostare un vero e proprio spettacolo, con conseguente effetto magico della Santa sospesa a mezz'aria.
Quest’opera oltre a produrre un effetto di incredibile ammirazione per la messa in scena finisce soprattutto per suscitare un forte impatto emotivo per chi la guarda, l’immedesimazione è data soprattutto dall’enigmatica espressione della Santa che contribuisce a coinvolgere lo spettatore dato il suo status di opera sacra che rivolgendosi ai sensi diventa anche esperienza interiore.

venerdì 4 aprile 2014

La passione nel marmo di Auguste Rodin

Auguste Rodin
François-Auguste-René Rodin è nato a Parigi il 12 novembre 1840  ed è morto a Meudon il 17 novembre 1917 è stato uno dei più grandi scultori e pittori francesi.
Il suo era uno straordinario talento dato dalla relazione tra straordinaria manualità e intrinseca abilità di trasferire nei suoi lavori l’emozionalità naturale, inquieta, lui stesso sosteneva che il corpo e' un calco su cui s' imprimo le passioni e con la sua mano Rodin andava continuamente alla ricerca del piacere carnale.
Tra le sue opere più famose ricordiamo Le Blaiser, meglio conosciuto come Il Bacio, un massiccio gruppo scultoreo del 1886, ispirato alla vicenda dantesca di Paolo e Francesca, i due amanti morti a causa della loro stessa passione. Quest’opera ha contribuito, assieme a molti altri schizzi e disegni raffiguranti corpi femminili in pose audaci, ad attribuirgli l' immagine di artista erotico.
In ogni sua realizzazione ciò che viene posto in primo piano è senza dubbio il corpo della donna ma il suo intento non si limitava a rappresentarlo solo da un punto di vista estetico, più che altro il suo obiettivo era rendere visibile l’intreccio di impulsi e di sensazioni tipici dell'animo femminile.

Il Bacio 1886

La scultura Il Bacio raffigura i due corpi nudi di Paolo e Francesca abbandonati al desiderio l’uno nelle braccia dell’altro, avvinghiati nel momento in cui incontrano i loro occhi, in cui i loro respiri si confondono, un bacio disperatamente cercato, trattenuto, difeso, lungo un istante che non vuole smettere di esistere e di essere, un bacio completamente indifferente allo sguardo altrui.
La tecnica dell'artista basandosi su un continuo gioco di vuoti e di pieni riesce a dare vita alla materia tanto da lasciare percepire i movimenti sequenziali dei due amanti. 
Il Bacio, si trova esposto al Musee Rodin di Parigi.

Curiosità: Secondo alcuni la coppia de Il Bacio sarebbe in realtà il ritratto dello stesso Rodin e della sua amante Camille Claudel.


Io scelgo un blocco di marmo e taglio via tutto ciò che non è necessario

giovedì 3 aprile 2014

La perfezione di Antonio Canova

Antonio Canova - 1792
Antonio Canova è stato un pittore e uno scultore ma soprattutto è considerato il massimo esponente del Neoclassicismo e l'ultimo grande artista della scultura italiana. Nasce a Possagno il 1 novembre del 1757 e muore a Venezia il 13 ottobre 1822.
Nelle sue opere Canova è evidente come sia continuamente alla ricerca della bellezza ideale quella che nasce dall'idea dell'artista sulla perfezione che non è possibile ritrovare in natura.

Amore e Psiche è una delle sue opere più affascinanti, la sua sensuale raffinatezza è data dall'empatia che riesce inevitabilmente a suscitare. 
E' un'opera realizzata in tre diverse versioni,  ognuna delle quali porta su di sé delle importanti differenze, ma la prima, che fu realizzata da Canova fra il 1788 e il 1793, oggi esposta al Museo Louvre di Parigirimane la più affascinante e universalmente conosciuta. 
Si tratta di una meravigliosa scultura in marmo bianco che rappresenta il dio dell’Amore nell’atto di guardare la sua amata Psiche, nel momento prima di sfiorarle le labbra.

Amore e Psiche 1788 - 1793 

Si intravede una certa tensione che pian piano si scioglie nell'attimo che precede il bacio. La posizione assunta dai corpi perfetti riflette una dinamica sensuale e amorosa che sembra sospendere il tempo e mentre i due amanti si contemplano a quell'istante infinito viene consegnato l'eternità.
La scultura Amore e Psiche realizzata secondo i canoni di lavorazione stabiliti da Canova è in grado di creare un effetto di luce che sembra quasi di ricreare l’armonia della pelle ma ciò che rende veramente immortale quest'opera è l’eleganza dei gesti, quelli del dio Amore che contempla in una posa dolce e sensuale la sua amata e poi l’abbandono di Psiche, in attesa del bacio del suo amante mentre le copre delicatamente un seno.
Guardando quest'opera è possibile comprendere l'ideale del bello di Canova, la perfezione data dalla grazia dei corpi e dei volti ma soprattutto attraverso quest'opera è possibile vedere l'amore che prende forma in un tempo atteso ed eterno, negli sguardi che annullano tutto il resto, nelle carezze che accolgono tutto, quest'opera è la sintesi visiva dell'amore che non si dice.

Ho letto che gli antichi una volta prodotto un suono erano soliti modularlo, alzando e abbassando il tono senza allontanarsi 
dalle regole dell'armonia. Così deve fare l'artista che lavora ad un nudo

Tomohide Ikeya toglie il respiro

Tomohide Ikeya
Tomohide Ikeya è un giovane fotografo giapponese nato a Kanagawa nel 1974, dopo un passato da chef in un ristorante italiano, si avvicina sempre più alla fotografia subacquea, un tipo di fotografia che sembra più una tecnica pittorica.
L’artista usa l'acqua come se fosse una tela sulla quale dipinge e i colori con tutte le loro sfumature sono i protagonisti dei suoi scatti, questa sua concezione della fotografia ha una precisa motivazione infatti viene utilizzata per rievocare un ritorno alla placenta.
Il rapporto che lega l'acqua con il corpo è fortemente simbiotico ed è proprio questo aspetto che il fotografo giapponese vuole sottolineare con le sue foto.  
Breath è un progetto che sembra assumere le sembianze di un viaggio senza respiro, quasi in apnea, nel quale le urla sono soffocate, profonde, quasi indotte. 
Dietro a questa serie di scatti si celano le domande importanti, quelle relative agli elementi necessari della vita. Quegli elementi di cui ci rendiamo conto dell'importanza solo nel momento in cui si perdono o disperdono. 
Breathe
Se esiste un meccanismo veramente automatico che mettiamo in atto in maniera inconsapevole è quello legato al respiro, ecco perché Tomohide Ikeya "affoga" i suoi protagonisti e chi li guarda per sottolineare come l'assenza d'aria ci faccia rendere conto della sua necessità. 
Le immagini mostrano le reazioni degli esseri umani quando l'acqua assume il totale potere sul loro corpo, c'è chi si lascia sopraffare dalle onde aspettando di morire chi tenta di riappropriarsi del controllo.
Con il progetto Wave ha indagato sul rapporto tra natura e uomo ed è stato premiato con l’International Photography Awards nel 2007 e il Prix de la Photographie di Parigi. 

Wave

Una serie fotografica questa che evidenza la debolezza umana rispetto alla natura, elemento dominante sono le onde che sembrano tracciare una linea di confine e trattano gli esseri umani come oggetti bloccandone i movimenti per poi sommergerli del tutto.
Nel progetto Moon invece l'acqua nell'entrare in perfetta armonia con la luna ha una connotazione magicamente poetica.
Moon

Il mare non è mai stato amico dell'uomo. Tutt'al più è stato complice della sua irrequietezza (Joseph Conrad)

mercoledì 2 aprile 2014

Le strade di Daido Moriyama

Daido Moriyana
Daido Moriyama è considerato uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea giapponese, è nato a Ikeda-cho, Osaka, nel 1938, iniziò a studiare disegno, per poi abbandonare definitivamente la pittura in favore della fotografia.
E’ un artista solitario che viaggia per raccontare con le sue immagini in bianco e nero mondi nascosti dietro una finta realtà apparente perché per lui la fotografia è impatto e avulsa da ogni convenzione estetica.
Il fulcro della fotografia di Moriyama è l’esperienza che si allontana tanto dal classico approccio del reportage tanto da quello intimistico. Questa sua presa di posizione avviene in modo fortemente duro e provocatorio infatti le sue fotografie sono sfocate, sovraesposte, sembrano quasi sporche ma sono il suo unico mezzo per avvicinarsi alla realtà, a quell’unica verità possibile e autentica che esiste solo nel momento durante il quale il senso del tempo del fotografo e la natura frammentaria del mondo si incontrano.
Provoke no 2 -1969
Quella di Moriyana è una ricerca quotidiana costante che porta il fotografo a realizzare migliaia e migliaia di scatti, per lunghi anni, per una vita intera arrivando a una conclusione assai semplice che tutto ciò che lo sguardo incontra sia degno di essere fotografato.
A Moriyana non importa il soggetto ne’ l’autore, perché non c’è distinzione tra la realtà vissuta e la realtà nell’immagine perché ciò che veramente conta è il frammento di esperienza che la fotografia riesce a trovare.
Daido Moriyama spesso più che un fotografo sembra un cacciatore, un vagabondo che percorre le strade della vita per filtrare attraverso il suo sguardo il mondo che incontra.

Shinjuku - 2000/2004

Le foto di Moriyana nei contrasti del bianco e del nero sembrano distruggere la realtà perché seguono l’urgenza dell’impatto tralasciando qualsiasi compromesso estetico, con il suo sguardo duro racconta l’imperfetto che incontra nelle strade ma soprattutto il malessere interiore che viene fuori dall’incontro con l’ipocrisia del mondo esterno.

Con una piccola fotocamera in mano, cerco le strade, cerco la città, cerco il mondo, cerco me stesso

L’attimo di Henri Cartier-Bresson

Henri Cartier-Bresson
E’ il precursore del foto-giornalismo, il fotografo più conosciuto e amato di tutti i tempi è Henri Cartier-Bresson nato a Chanteloup-en-Brie il 22 agosto del 1908.
La sua perfezione compositiva è immensa così come il suo talento teso a rubare al tempo immagini in grado di testimoniare, attimi che sono diventati eterni.
Henri Cartier-Bresson era un po’ come un animale, sapeva fiutare la potenzialità di un momento decisivo e dentro di sé aveva la capacità di aspettare quella sola scossa che avrebbe reso quell’immagine unica.
La fotografia per lui era qualcosa di più che un semplice click con la sua inseparabile macchina fotografica, che con il tempo era diventata una sorta di protesi del suo corpo, quasi un prolungamento del suo occhio, con la quale catturava attimi per fissarne l’eternità.
In a train - 1975
All’inizio si appassionò alla pittura furono soprattutto i surrealisti francesi a influenzarlo ma poi nel 1931 dopo un lungo viaggio in Costa D’Avorio acquistò la sua prima macchina fotogr Leica 35mm con lente 50mm, e da quel momento Cartier-Bresson si dedicò a tempo pieno alla fotografia .
Italy - 1933 
Nel 1935 decise di chiudere con la fotografia e dedicarsi al cinema avvicinandosi al genere del documentario, un anno dopo volle mettere a servizio dell’informazione le sue competenze fotografiche ma nel 1940 venne catturato dai tedeschi e dopo tre anni di prigionie e due tentativi di fuga riuscì ad evadere dal campo e nel 1943 riuscì a tornare a Parigi per fotografare la fine della Guerra e tornò in Germania per immortalare la liberazione dei deportati.
Grazie al suo ardore rivoluzionario, alla sua passione militante degli anni Venti e Trenta e al suo desiderio di vedere e fare vedere è diventato il più grande realizzatore di immagine del ventesimo secolo.
Nel 2003, insieme alla moglie, inaugura a Parigi la Fondation Henri Cartier-Bresson con lo scopo di raccogliere le sue opere e creare uno spazio espositivo aperto a tutti gli artisti.
Muore il 3 agosto 2004 a L’Isle-sur-la-Sorgue, in Francia.

Mahatma Gandhi -1948

Curiosità: Henri Cartie-Bresson durante la sua carriera ebbe la possibilità di fotografare Albert Camus, Coco Chanel, Marcel Duchamp,  Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Henri Matisse, Marilyn Monroe, Richard Nixon, Ezra Pound e Jean-Paul Sartre.

È un’illusione che le foto si facciano con la macchina…. si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa